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Analisi della fusione

Interviste a giornalisti qualificati per discutere sulla fusione tra Essilor e Luxottica

Intervista a
Stefano Cingolani

In data 11 gennaio 2023 è stata condotta un’intervista a Stefano Cingolani, giornalista italiano che scrive per diverse testate giornalistiche, tra cui Il Foglio e, in passato, Il Corriere della Sera e l’Unità. La domanda che gli è stata rivolta riguarda il pensiero del giornalista sulla fusione tra Essilor e Luxottica, e la percezione emersa dal punto di vista italiano.

“La percezione è strana, è un po’ in contrasto con quella che si ha in Francia. In Francia si ha la percezione che alla fine è Luxottica ad aver acquisito Essilor anche perché c’è stato lo scontro al vertice e adesso Francesco Milleri è l’AD, quello che ha in mano l’azienda e gli eredi di Del Vecchio hanno una maggioranza abbastanza consistente. In Italia la percezione è differente perché molti pensavano che Del Vecchio avesse venduto Luxottica anche perché la quotazione a Parigi aveva rafforzato questa percezione, ossia che più che una fusione sembrasse una vendita. Questo è un po’ una percezione ricorrente, che si è posta anche nel caso di Stellantis, è FCA [Fiat Chrysler Automobiles, ndr] ad essere stata venduta a PSA [Peugeot S.A., ndr] o viceversa?”

Non sono mancati esempi virtuosi di fusioni tra aziende di diversi Paesi. “L’esempio di buona convivenza è stato STMicroelectronics, in cui gli azionisti sono i due governi, ragion per cui ci sarebbe dovuta essere una situazione di continuo litigio sulla governance. Invece quello è stato un esempio felice di governance tra due aziende e due paesi in un’azienda che ha un valore strategico. Quindi è un po’ così, tra Italia e Francia c’è sempre questo tira e molla; i francesi pensano che gli italiani se ne approfittino, gli italiani pensano che i francesi siano predatori e quindi è difficile far cadere i pregiudizi, anche nel mondo economico.”

Ritornando alla fusione tra Essilor e Luxottica, sono stati esposti i vantaggi della potenziale fusione. “Per quanto riguarda EssilorLuxottica penso che Luxottica avesse fatto il pieno delle sue possibilità, dopo essersi presa ad esempio RayBan e Oakley nel mondo degli occhiali non restava più nulla. È partita dalle montature per poi passare all’accordo con Armani che le ha permesso di entrare nel mondo della moda e del lusso. Cos’altro poteva fare? Nulla se non cercare di difendere la propria posizione, il secondo concorrente è lontanissimo. Era quindi arrivata al massimo delle sue possibilità. Essilor naturalmente era una grande occasione perché Essilor ha la tecnologia delle lenti, cosa che Luxottica che non ha. Fondendosi, in qualche modo si sono completate.”

Essilor è detentrice di tecnologie all’avanguardia nel settore delle lenti, mentre Luxottica si è creata una posizione dominante nel mondo delle montature. È dunque complicato capire chi abbia ottenuto più vantaggi dalla fusione. “Vi è però un interrogativo di business non ancora risolto soprattutto in questa fase storica, chi ha più vantaggi e quindi chi comanda? Chi possiede la tecnologia o chi possiede il marchio e quindi l’immagine? Se si risponde la tecnologia alla fine Essilor prevale, se invece si risponde l’immagine, cosa importante anche nel mondo del business moderno, Luxottica ha la meglio; l’immagine dell’occhiale al mondo lo ha lei. Quindi è un po’ un dilemma che si pone laddove il business è più strettamente collegato con il mondo del brand e della percezione che ne si ha. È difficile dare una risposta ma penso che poi al di là di quelle che possano essere gli scontri di potere e i conflitti a livello di governance e anche culturali tra due modelli di gestione di imprese molto diversi, questo sarà un elemento molto rilevante. Vedremo se si integreranno i due modi di guidare le aziende.”

Il modello francese e quello italiano si integreranno nel nuovo mondo EssilorLuxottica: è difficile anche prevedere come queste differenti realtà reagiranno alla fusione. “Si vede una differenza nella natura delle due imprese, una basata su tecnologia e contenuti, l’altra sul brand e l’immagine ed è una divergenza che è anche frutto della storia del mondo di fare impresa. I francesi hanno una concezione fondamentalmente verticistica dove la struttura e il sistema contano molto. Gli italiani invece hanno un’impostazione molto più orizzontale, più flessibile e più sottoposta a cambiamenti repentini. C’è anche la differenza tra le scuole di management francesi e italiane. In più bisogna dire che in Luxottica c’è sempre stato Del Vecchio al comando; è un’impresa non solo familiare, ma schumpeteriana. Del Vecchio è stato un imprenditore innovatore che ha diretto tutto, dalla nascita alla morte. Quindi ora resta l’incognita all’interno di Luxottica, se i successori manterranno lo stesso filone iniziato da Del Vecchio o se cambieranno rotta. Poi Del Vecchio negli ultimi anni si era lanciato in operazioni finanziarie con Mediobanca, dove detiene quasi il 20%, e con Generali. Non si sa cosa si farà, quindi ci sono molte incognite che solo il tempo risolverà. Sono questioni che non dipendono da EssilorLuxottica perché sono questioni interne a Luxottica; è chiaro però che le risorse finanziarie, manageriali e la focalizzazione degli interessi saranno importanti. Dipende se Milleri [Presidente e Amministratore Delegato di EssilorLuxottica, ndr] deciderà di fare tutto lui come ha fatto Del Vecchio oppure deciderà di fare l’Amministratore Delegato di un gruppo internazionale e dedicarsi solo al settore dell’occhialeria. Questo è un interrogativo al quale non ha ancora risposto.”

L’intervista ha consentito di individuare i dubbi e le perplessità sul futuro dell’azienda a livello manageriale, con la consapevolezza che due realtà leader nei loro rispettivi settori hanno raggiunto un’intesa destinata a durare e a generare sempre più vantaggi.

 

A cura di Clara Galvani

Intervista a
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La fusione Essilor Luxottica

©2023 by Clara Galvani

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